“Sabato ci vediamo fuori dal ristorante. Scrivimi quando torni a casa che mi infilo in doccia. E scrivimi quando stai per partire, così cinque minuti dopo io mi muovo e passo a prendere Luca. Poi quando state per arrivare mandami un messaggio così noi cerchiamo parcheggio intanto”.
Poi succede che WhatsApp va fuori servizio e milioni di automi vagano con aria affranta come anime perdute fuori dai locali in attesa dell’arrivo dell’amico. Perché sarebbe troppo facile dire: “Alle nove tavolo prenotato e ci vediamo direttamente lì dentro”, troppo facile. A noi piace muoverci in carovane e fare la mangereccia fila di macchine in processione dal posto di punta fino al ristorante. Ci piacciono l’aggiornamento in tempo reale e l’armonizzazione dei tempi persino mentre ci prepariamo alla serata, roba che tra amiche raggiunge un livello degno dell’Oro di nuoto sincronizzato alle Olimpiadi: “Mi sto vestendo” – “Ok, mi preparo anche io”, quasi a rassicurare l’altra che voi sicuramente non vi presenterete in pigiama.
Tra uomo e donna, poi, esiste già un problema di comprensione a voce, quando il tempo tra emissione e ricezione dalla bocca di uno all’orecchio dell’altra sarà di picosecondi, figuriamoci attraverso i pixel di due smartphone. Quindi succede generalmente che lei, su Venere, con uno slancio di fiducia verso i riflessi del pollice opponibile del maschio sul touchscreen e tremendamente bugiarda nella sua affermazione, avverte con un “Arrivo tra cinque minuti”. Lui, su Marte, statisticamente lo legge quattro minuti dopo il suo invio. A questo punto avanza un minuto: sessanta secondi in cui lei al volo smanetta nella borsa, afferra il dispositivo e tranquillizza il cucciolo d’uomo con un “Sono qui” che lui leggerà al momento dei contorni mentre sarà al tavolo seduto dirimpetto alla mittente.
La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti
– John Lennon
“La vita è quella cosa che ci accade mentre fissiamo lo smartphone”, John. Perché tu Yoko Ono l’avrai pure rimorchiata in modo schietto e sincero, prendendo la situazione di petto, ma qui ci sono uomini che mandano faccine con i bacini e la seduzione dipende dall’abilità con cui inserire il filtro seppia. Invece succede che mentre scegliete il filtro giusto per Instagram, vi si raffredda la pasta. Mentre controllate l’ultimo accesso su WhatsApp, qualcuno le ha già telefonato. Mentre scorrete le sue foto profilo, qualcuno dal vivo sta tracciando con l’indice il suo profilo vero. Dio benedica chi non perde tempo appresso ai dispositivi mobili, chi non fotografa il proprio gatto-cane-criceto-iguana per rimorchiare l’animalista di turno, chi si é salvato dall’utilizzo della messaggistica istantanea capendo che il trucco é proprio nel non rispettare quel suo essere “istantanea”. Chi telefona quando vuole parlare sta già un passo avanti rispetto alla media, ma chi citofona ne sta avanti di due. Il triste paradosso è quando avete Gmail intasato ma l’ultima volta che avete trovato qualcosa nella cassetta della posta di personale, escluse le bollette e i richiami della portiera per la musica notturna, é stato in terza media con la cartolina dalle vacanze in Cilento della vostra compagna di banco. Con Skype abbiamo imparato a pettinarci prima di fare una telefonata e c’è chi definisce “relazione” un paio di chiacchierate con una persona che ha visto a mezzo busto attraverso una webcam.
Insomma, puoi essere fotogenica quanto ti pare ma se non sai fare la carbonara non vali un tubo. Puoi persino perdere tempo con un blog con le papere gialle sullo sfondo, ma devi saper muovere le gambe per dire le cose più importanti guardando negli occhi il tuo interlocutore. Puoi avere amiche dislocate in tutta Europa ma almeno le due festività sacre annue le devi condividere con loro come se fossero sempre state qui tutti i pomeriggi del tuo frenetico inverno.
E soprattutto, il sabato sera non ti devi vedere fuori dal ristorante aspettando che arrivi il lasciapassare su WhatsApp per entrare. I riflessi del pollice opponibile del maschio sul touchscreen sono intorpiditi per natura e se il crash dell’applicazione contribuisce è la volta buona che qualcuno alza la cornetta per chiamare e dire:
“Ti aspetto dentro”.
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che saggezza Rubber!
Lo sai che il “Luca” che compare nelle prime righe sei proprio tu?
Estratto di una conversazione con A.PG. 😉
Quanto hai ragione!
Ti amo !